Vorrei fare una piccola riflessione sulla situazione e futuro dell’editoria intesa come: radio, tv e informazione/comunicazione o comunque, più in generale, tutto quello che vive di pubblicità.
Premessa, io sono solo un professionista del settore radiofonico, non sono un massimo esperto di economia, non non sono un venditore pubblicitario, ne sono laureato in marketing ma credo, sperando di sbagliarmi, che il futuro potrebbe non essere così roseo anche in questo settore.
PRESENTE: oggi tutti gioiscono dei risultati di audiweb e auditel (t.e.r non pervenuta ha sospeso l’indagine) in base alla categoria di cui fanno parte; dopo tutto tanta gente è a casa, gente che va intrattenuta e informata.
Non sono tanto rosei invece i dati pubblicitari soprattutto a livello locale dove piccole testate, radio e tv locali si ritrovano con: non solo la raccolta pubblicitaria a 0 ma con quella programmata piena di cancellazioni.
Ora non credo che sarà cosi veloce, ma anche a livello nazionale secondo me la situazione inizierà a cambiare; ho letto, ad esempio, un comunicato di Coca Cola, che annunciava il ritiro dalla pubblicità per un po’ di tempo, per usare quei soldi a sostegno della società colpita dal corona virus. Stiamo parlando di Coca Cola quindi di cifre incredibili.
Non ci vuole un genio a capire che tutto ciò oggi sia normale, il commercio è chiuso e la “pubblicità è l’anima del commercio”: ma quanto queste aziende potranno resistere, soprattutto a fronte di investimenti immediati che hanno dovuto fare per poter continuare a lavorare in questo periodo?
FUTURO: il futuro che, spero, possa essere il più prossimo possibile è molto incerto perché potrebbe essere di 2 tipi: o salta tutto per aria o ci sarà un forte ripresa.
Primo caso: il commercio non riparte o comunque non ha i soldi da investire anche nella pubblicità perché deve riprendersi dal tempo di chiusura e non produzione che ha avuto. Risultato molte aziende del settore comunicazione, già in difficoltà, saranno costrette a chiudere per mancanza di liquidità.
Secondo caso: la voglia di ripartire fa investire quantità di denaro interessanti in pubblicità, salvando di fatto il settore editoriale e magari aiutandolo ad entrare in una tranquillità che da qualche anno manca.
Per concludere se vogliamo meno incertezza ed essere quasi sicuri di indirizzarci verso la seconda opzione, una soluzione potrebbe essere, una volta fatta ripartire la nazione in sicurezza, quella di emanare un decreto che incentivi il mercato pubblicitario attraverso sgravi fiscali immediati (penso al credito d’imposta), in questo modo si otterrebbero due risultati in uno: si aiuterebbe il commercio a ripartire grazie alla pubblicità e alle aziende di comunicazione a sopravvivere sempre grazie alla pubblicità.
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