Dal titolo potrebbe sembrare un trattato del maggior esperto di radiofonia al mondo, invece è solo un pensiero che da un po’ di tempo mi gira in testa e che ho voluto trascrivere per lanciare uno spunto di riflessione sulla materia.
Purtroppo da anni ormai diverse radio locali chiudono definitivamente; vuoi per gli ormai noti problemi economici che colpiscono il settore, vuoi per editori che preferiscono riscattare l’assegno di pensionamento da network in cerca di frequenze, fatto sta che questa emorragia sta spegnendo voci e fatti della provincia italiana. Un’ altra conseguenza da non sottovalutare è il ricambio generazionale perchè, se chiudono le radio locali, chiudono anche le palestre “professionali” per gli operatori radiofonici del futuro, oggi costretti ad usufruire solo delle web radio. Su questo punto potrebbero anche nascere delle convergenze, ma ne parlerò più avanti nell’articolo.
Chiedo scusa in anticipo a chi si sentirà giudicato però, senza voler avere la ragione assoluta, credo che dietro ad alcune di queste chiusure, ci siano anni di incertezza artistica e manageriale sul come rimanere appetibili sul mercato a livello commerciale ed editoriale.
Se ne parla da tanto ma evidentemente non abbastanza: oggi le radio locali non possono permettersi di “scimmiottare” i network facendo finta di fare le radio di flusso (cosa che credono di fare imponendo agli speaker di parlare 1 minuto ogni 3-4 canzoni) perchè si perde, schiacciati inevitabilmente da aziende molto più grandi in termini di marketing, segnale, bilancio e personale.
La radio locale deve essere sul territorio e deve essere crossmediale in contenuti, brand e marketing. Non è ammissibile che nel 2017 ci siano ancora emittenti che non dispongono di una App per ascoltare lo streaming o non siano presenti sui maggiori social network o che, peggio ancora, ci sono e non producono contenuti dando di sè un’ immagine di abbandono.
Essere presenti sul web è, paradossalmente, fondamentale per essere locali: pensate a una persona lontana da casa per lavoro che vuole sapere cosa accade nella sua terra, come farebbe ad ascoltare la radio del suo territorio se la si raggiunge solo con la frequenza in FM? Di sicuro ascoltare un network o spotify non soddisferebbe la sua esigenza quindi, in quel momento, la radio locale non esercita la sua funzione primaria. Diverso sarebbe se collegandosi ai social o al sito, piuttosto che alla APP della radio, l’ascoltatore avesse a disposizione: il flusso streaming della diretta, podcast e notizie; ecco che in quel momento la radio avrebbe soddisfatto l’ascoltatore e la sua funzione di radio del territorio.
Devono riscoprire il territorio (mi rendo conto che non sia facile di questi tempi) investendo economicamente ma soprattutto sulle persone, perchè sono queste ultime che dovranno produrre i contenuti per la radio e per tutte le altre piattaforme: web, podcast, social, web radio tematiche, ecc.. perchè la parola d’ordine del futuro, ormai già presente, è CONTENUTI.
Prendendo in considerazione l’ascoltatore dell’esempio sopra citato, perchè dovrebbe ascoltare una radio locale che manda in onda solo gr nazionali pre-registrati e che negli speaks da 30 secondi, mi da informazioni prese da internet in mezzo a una marea di canzoni?
Quasi sicuramente finirà per ascoltare un network o spotify.
Provate invece a immaginare, come dicevo prima, una radio:
– presente sul territorio con informazione ed eventi; che produce contenuti per la diretta e poi li mette a disposizione dei suoi ascoltatori tramite podcast sui suoi social o sulla APP;
– che oltre a vendere il classico spot pubblicitario, studia le esigenze di quelle attività che vorrebbero ascoltare la radio ma non possono (perchè non vogliono sentire lo spot del concorrente e che quindi, non solo non investono in pubblicità, ma non ascoltano neanche la radio stessa) creando flussi personalizzati, guadagnando cosi nuovi ascoltatori e servizi extra pubblicitari da vendere;
– che genera web radio tematiche col proprio brand dove si possono fare anche esperimenti artistici ad, esempio, con nuove voci. Ovviamente questo potrebbe togliere ascolto alla radio principale, ma sono sempre ascoltatori che rimangono o meglio ancora che arrivano, all’interno della vostra impresa radiofonica.
Mi piacerebbe terminare con una piccola provocazione.
Checcè se ne dica, ci sono web radio molto ben strutturate che, seguendo queste regole, stanno già iniziando a produrre i primi piccoli numeri. Ad oggi certo non gli permettono ancora di essere autosufficienti, ma danno speranza per il futuro.
Mentre le radio locali che: svendono la pubblicità con spot di qualità discutibile solo per far vedere che il cluster è pieno, che continuano a pensare che i giovani sono solo arrivisti e non portano innovazione e che credono che internet e le web radio siano giochini, che fine faranno?
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